Collezione come progetto comunicativo

Giovanni Paolo Pannini 
Gallery of Views of Modern Rome
1759
Oil on canvas, 231 x 303 cm
Musée du Louvre, Paris

Il collezionista deve porsi delle domande. Cosa sto collezionando? Perché? Che risultato voglio raggiungere? Cosa voglio comunicare?
Poiché è impossibile non comunicare, come dimostra il primo assioma della comunicazione elaborato dalla scuola di Palo Alto in California, l’ultima domanda in realtà dovrebbe essere posta per prima.
Dal momento che tutto comunica ma non tutti recepiscono allo stesso modo, il fatto di parlare la stessa “lingua” non vuol dire che altri collezionisti potranno capirvi nelle vostre motivazioni. Può essere considerato artista un collezionista? E la sua collezione può essere essa stessa un’opera d’arte?
La collezione prende tanta personalità di colui che colleziona, fondendosi a tal punto che talora può diventare un’ossessione. Si può dire che quasi sempre prende vita propria. Come ogni moto autonomo può sorprenderci?
Prendiamo in considerazione una collezione strettamente connessa a motivazioni culturali ed estetiche. E’ logico pensarne lo spazio, anche nel suo senso più limitato, vista la necessità di organizzarla e catalogarla. E’ probabile che l’esperienza del collezionista passi almeno una volta attraverso il modello espositivo di settore dove potrà fare incontri, acquisti, esporre la sua raccolta. Per alcuni questo può essere il “contenitore” ideale, ma non per tutti può essere la soluzione.
Per Christian Boros  il giusto contenitore della sua collezione d’arte è stato il Reichsbahnbunker  di Berlino. Nel 2003, Boros e sua moglie acquistarono un vecchio rifugio antiaereo (bunker) della Seconda Guerra Mondiale. Un luogo collettivo di paura che la storia segna, rinasce come spazio privato, abitativo e museale del proprietario.
Per la mia collezione di insetti il contenitore è una storia correlata. Come tale accompagna, esplica, e l’insetto stesso può essere testimone di un desiderio fallito, non realizzato. L’alternativa, sostituto dell’insetto non reperito, scongiura la possibile nevrosi. La collezione come cassa di tesori, visione produttiva e stimolante, promemoria, nel raccogliere per lavorarci poi su, rimbalzando dagli arredi alla pagina scritta, alla foto, al suono suggeritore. In questo modo la vita è sì nel soggetto, ma non solo per poi morirvi e fossilizzarsi là dentro.