L’INCANTESIMO DEYROLLE

Toro, realizzato da Deyrolle (immaginato da Louis Albert de Broglie e Bruno Moinard), toro della corrida in cui è intarsiata una scatola di farfalle phoebis, simbolo del misto tra la forza e la fragilità della natura

È stata un'esperienza quasi mistica, come visitare un luogo sacro.

È una festa per gli occhi!

Un paradiso terrestre.

Queste sono alcune delle frasi che ho letto sui vari blog dopo aver visitato personalmente Deyrolle nel settembre 2018 in una breve gita a Parigi. Tutti i commenti sono sulla stessa linea.

Ammetto di essere rimasto affascinato anch’io dalla visita al 46 di rue du Bac.
Chi entra a Deyrolle subisce un incantesimo che ti fa quasi dimenticare tutte le proteste animaliste che possono venire in mente. La bellezza è abbagliante sia negli animali tassidermizzati che nell’organizzazione e nell’esposizione degli stessi, insieme ad insetti, minerali, oggetti di didattica; non riesci neanche a fare quelle critiche di sbieco a volte indirizzate a Cattelan, quando guardi le sue opere (Bidibibodibiboo lo scoiattolo suicida o i cavalli con la testa nascosta nel muro). Gli animali tassidermizzati presenti ovunque in rue du Bac, sono testimoni di un'arte antica e pedagogica, quando nel XIX sec. consentivano a tutte le persone, in un momento in cui non avevamo tante immagini, di scoprire gli animali.  Opere d’arte in tema sono accostate. Sono presenti artisti come Damien Hirst, Jan Fabre insieme a molti altri. Ricordo fra tutte l’opera di Tobias Urell intitolata Taurus. Un toro con un cuore di farfalle, potente e poetico. Ho poi ho scoperto che Tobias Urell è l’anagramma del proprietario di Deyrolle, Louis Albert De Broglie. Il tutto si può anche ammirare sulle splendide pagine del suo libro “A Parisian Cabinet of Curiosities”.


Tutto ciò che è esposto in questa boutique ottocentesca parigina è reso come qualcosa di unico, dal bel vaso all'etichetta, al più piccolo esemplare. Non si può non pensare al personaggio di una fiaba quando si scopre che Louis Albert De Broglie è anche un principe con tanto di castello, come si può leggere in un articolo di Vogue del 2011, dove viene presentato come un principe giardiniere che “propone una collezione di oggetti per vestire e attrezzare con un pizzico di snob floricoltori e orticoltori”. Testimone è il reparto di giardinaggio in Rue du Bac

Qui da Deyrolle è chiaro che tutto ciò che vedi è frutto di un passato e una tradizione che si comunica con una natura vivida e pulsante. Il proprietario ci tiene a far sapere che gli animali non vengono uccisi per essere montati: le specie non domestiche provengono da zoo, parchi animali, dove sono morti di vecchiaia o malattia. Sono tracciabili e le specie protette sono custodite e consegnate in conformità con la Convenzione di Washington (CITES). La vendita e l'acquisto di animali sono oggi strettamente regolamentati e controllati, il che è una cosa molto positiva per combattere il bracconaggio e per proteggere le specie.
Tutti si sono interessati a Deyrolle. Stilisti, registi, musicisti, hanno utilizzato questo luogo per film e video.

Deyrolle è perfetto nel messaggio che vuol comunicare. C’è storia, cultura, tradizione, passione, fallimento e rinascita, quest’ultimo ingrediente non di poca importanza nel raccontare una storia. Cosa c’è di meglio che un fuoco divoratore come quello dell’incendio del 2008, che prepara alla rinascita come un’araba fenice un luogo ridotto letteralmente in cenere? C’è il passato, il presente, il futuro e ancora impegno sociale con i suoi progetti di ecosistema applicati alla pianificazione del territorio. Comunicazione perfetta. Troppo. Se avessi saputo tutto questo prima di metterci piede forse avrei rinunciato alla visita. Cos'altro avrei avuto ancora da scoprire e fatto mio? L’unica cosa che puoi fare è comprare un pezzo di questo paradiso terrestre, portartelo a casa e rimirartelo, perché la bellezza, ripeto, è abbagliante. Obiettivo raggiunto: non si può uscire da un posto del genere senza un personale trofeo.

A tutti voi che avete visitato Deyrolle: vi siete portati a casa un trofeo della magica boutique? (che a me, data l’età, figlio della saga di Harry Potter, sembrava di essere entrato in una locanda di Diagon Alley)

Se sì che impressione ne avete ricevuto quando l’avete poi collocato nel vostro salotto, vetrinetta o peggio cassetto? Avevate ancora l’idea di quella vita palpitante? Forse è il caso di dire che il contenitore in questo caso è più forte del contenuto. Et voilà madame et monsieur… l’incantesimo è finito!