Ecco un altro esempio di collezionista sui generis: Giuseppe
Pitrè.
Con lui voglio sintetizzare il concetto di collezionismo
come completamento di individualità. L’individuo cerca ci completarsi nella sua
ricerca e nel riordino degli oggetti collezionati per giungere all'identificazione
del proprio essere.
Medico di origini modeste, nacque in Via Collegio di Maria
al Borgo a Palermo. Non vorrei riprendere i concetti di sicilianità già ben
espressi da autori ben più capaci e autorevoli della mia modesta capacità
espressiva. Ma credo che le sue origini, la presenza nella sua infanzia di
personaggi come la sua balia e fonte dei racconti, Agatuzza Messia, e la sua
professione siano stati più che determinanti per la sua attività di ricercatore.
Giuseppe Pitrè fu un autore ciclopico ma non fu un arido
catalogatore poiché è facile sentire in tutti i suoi scritti, l’amore per la
sua terra e per la poesia che è insita negli animi siculi. Quindi dagli studi
medici apprese l’arte del rigore scientifico, della ricerca e della
catalogazione. La frequentazione con personaggi come l’Agatuzza, gli permisero
di scrivere che il suo materiale derivava “dalla viva voce del popolo minuto e
privo affatto d’istruzione” vero oro di miniera che molti eruditi del suo tempo
reputavano sciocco e inutile. Ma solo un siciliano vero poteva raccogliere l’essenza
poetica della sua terra.
Mi piace ricordare come anche Italo Calvino gli rese omaggio, usando ben 40 delle fiabe del Pitrè nella sua opera sulle fiabe; da questo
incontro restò definitivamente ammaliato, poiché non riuscì a rimettere i piedi
sulla terra.
Ma inutile riscrivere ciò che è già espresso; ecco che vi
rimando a questa piacevole sintesi sull'argomento.